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L'IMPORTANZA DEL FEMMINILE NEL ṚGVEDA


Il Ṛgveda appartiene a un’epoca ‘gilanica’, in cui il maschile e il femminile erano in perfetto equilibrio. Non stupisce pertanto di trovarvi un così cospicuo numero di divinità femminili, la cui importanza e le cui funzioni non sono per nulla inferiori o subordinate rispetto agli dèi maschi.

Le epoche post-vediche, purtroppo, diventeranno sempre più maschiliste, soggiogando quanto più possibile la donna. Al punto che, in India (tanto per limitarci a fare un esempio), il Ṛgveda prese a essere bandito alle donne, considerate esseri inferiori che non avevano alcun diritto a confrontarsi con la sacralità vedica! Non molto differentemente, nel resto del mondo, la donna venne allontanata dalla conoscenza (compreso il sapere intellettuale) e dal potere. Ma è esistito un lungo periodo dello sviluppo umano, testimoniato per l’appunto dal Ṛgveda, in cui la donna aveva assolutamente posizioni paritarie (in alcuni casi, addirittura, era investita di un’autorità superiore agli uomini, come in alcune società matriarcali o, stando alla leggenda, alla tribù delle Amazzoni).

Pertanto, anche su questo punto il Ṛgveda ha qualcosa da insegnarci: abbandonare qualunque deviazione sessista e lasciare che la donna assuma il posto che le compete in seno all’umanità.

Sri Aurobindo ha sempre posto la più grande enfasi su questo punto, di cui la parità dei diritti costituisce soltanto un primo passo basilare. Infatti, la donna possiede alcune capacità e attitudini che non possono essere paragonate a nulla di quanto il maschio possiede, e che lei deve manifestare e porre in essere. Chi conosce abbastanza a fondo la relazione costituita da Mère e Sri Aurobindo, avrà certamente e piacevolmente ammirato la netta e variegata differenza espressiva di questi due grandi Esseri, pur nell’unità indivisibile della loro Coscienza.

Sri Aurobindo: «Una delle più grandi divinità del pantheon vedico è una donna, Gna — potenza femminile di natura materiale o etica, in rapporto alle sue funzioni, operanti nel soggettivo o nell’oggettivo. La religiosità degli hindu ha sempre posto una enorme enfasi su questa idea della donna nella sfera della Natura. Non è solo nei Purana che alla Donna è accordato un posto di così primario rilievo, né ciò si limita al culto śakta, ove assume il posto di Nome supremo. Nelle Upaniṣad si narra che solo quando Indra, nella ricerca della misteriosa e malcompresa padronanza del Brahman, si incontra con la Donna nel cielo delle cose — tasminn evakaṣe striyam ajagama umam haimavatim: “In quello stesso cielo egli giunse alla Donna, Umā, figlia di Himavat” — che diviene in grado di cogliere quanto cerca. Lo Stri, l’Aja o atempore Energia Femminile, è la divinità esecutiva dell’universo, il grembo, la madre, la sposa, lo stampo e lo strumento di ogni gioia e di ogni esistenza. Anche il Veda menziona le gnah, le donne, energie femminili senza le quali il maschile non è in grado di effettuare il lavoro e la formazione; poiché quando gli dèi devono essere soddisfatti per sostenere il sacrificio e condurlo a compimento, vahnayah, yajatrah, rsi Medhatithi Kanva chiede a Agni di aggiogarli alle paredre, patnivatas kridhi, nella loro attività e godimento. In uno dei suoi inni più significativi (il ventiduesimo del primo Mandala), il rsi menziona espressamente le patnir devanam, le spose degli Onnipotenti, i quali devono essere chiamati a estendere la protezione, a insufflare una pace poderosa, in modo da ottenere la loro parte nella gioia del vino-di-Soma. Indranī, Varuṇanī, Agnayī — possiamo riconoscere queste dee e i loro corrispondenti dèi; ma ve sono altre tre — in aggiunta alla Madre Terra — che sembrano dimorare a un differente livello e sono menzionate in modo autonomo, senza i nomi dei loro compagni, ammesso che ne abbiano, e che paiono godere di un potere e di un’attività indipendenti. Sono Iḷā, Mahī e Sarasvatī, le tre dee nate dall’Amore o nate dalla Beatitudine, tisro devir mayobhuvah.» (Vedic and Philological Studies, vol. 14).

Ovviamente, ogni essere umano — maschio o femmina che sia — possiede dentro di sé entrambe le polarità, il femminile e il maschile, e la loro integrazione e il giusto equilibrio costituisce una delle operazioni da compiere per ciascuno di noi ricercatori e scopritori della Verità.



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