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L’ARTE POETICA

Ars poetica — questo titolo venne assegnato nell’antichità alla celebre Epistula ad Pisones, in cui il poeta latino Orazio Flacco, nel 13 a.C., scrisse un memorabile trattato sulla poesia, il quale venne assunto, nei secoli, come la migliore sintesi della visione classicista del poetare, basata sui fondamenti aristotelici.

Un paio di millenni dopo — e arriviamo per l’appunto ai giorni nostri — il poeta contemporaneo Tommaso Iorco riprende quello stesso titolo per affrontare un nuovo e aggiornatissimo approfondimento (tanto necessario nelle intenzioni quanto sorprendente nel risultato) di questa arte antichissima e sublime, tesa a far vibrare l’umana parola in sintonia con alchimie sonore sovrumane.

La domanda che ci si pone anzitutto (che ciascun sincero indagatore sul significato dell’esistenza umana e terrestre si pone) è tanto semplice quanto cruciale: ha ancora senso, nel mondo d’oggi, scrivere poesia? E, ancor più, ha ancora senso leggere poesia? O non è, piuttosto, un passatempo un po’ snob per qualche eccentrico inguaribilmente nostalgico?

Tommaso ci introduce in riflessioni decisamente stimolanti e spesso inusuali perfino ai più attenti indagatori di simili questioni, schiudendo per tutti noi panorami d’incomparabile fascino e facendoci toccare con mano tutta la forza che la poesia è in grado di esercitare nel riplasmare le nostre esistenze, se solo impariamo ad approcciare in modo diretto il più autentico spirito poetico, come viene da lui stesso mostrato concretamente.

Questa inestimabile perla letteraria non soltanto permette di comprendere l’assoluta importanza e l’irrinunciabile attualità della poesia nel nostro mondo in progressivo disfacimento (in cui tutti gli umani valori crollano inesorabilmente uno dopo l’altro, rivelandosi sempre più dei disvalori) ma, addirittura, mostra con una evidenza davvero sbalorditiva (e per molti inaspettata, ne sono certa) in che modo l’arte poetica può farsi ponte per aiutare ciascuno di noi a traghettare in una nuova coscienza, al di là dell’umano troppo umano.

Compulsando il testo, giungiamo a toccare con mano (tra le innumerevoli altre cose), come non è affatto di una nuova morale che noi oggi abbiamo bisogno, né di un qualche altro sistema (filosofico, religioso, politico, economico, scientifico, tecnologico…), ma di un nuovo modo d’essere nella materia! E, per quanto possa apparire difficile da concepire per chi ancora non ha avuto il privilegio di immergersi in questo illuminante saggio, la poesia si rivela come il canale privilegiato per attuare in sé una simile transizione verso una coscienza postumana, diversa dal noto e radicalmente altra.

Ogni singola riflessione contenuta in questo scritto (tanto agile e smilzo quanto sovrabbondante di felici e radiose intuizioni), nasce e si sviluppa con straordinaria vitalità e lungimiranza; senza mai perdersi in teorie astruse, vengono offerti esempi pratici continui, di una chiarezza davvero sbalorditiva e coinvolgente.

A differenza di Orazio, Tommaso non ha voluto realizzare un trattato teorico. E questa sua opera si rivela preziosissima sia per quanti con la poesia hanno avuto finora poca confidenza, sia per chi già ama e perlustra l’universo poetico, avendo modo qui di scoprire intere galassie finora ignote.

Giunti alla fine del libro, viene voglia di ricominciare a leggerlo daccapo, per farsi trasportare ancora e ancora sulle ali di quest’opera appassionante, che ha il potere di proiettarci in un mondo nuovo, in cui verità e bellezza convivono insieme nella più radiosa armonia, nella più autentica gioia d’essere.

Nessuno rimarrà deluso alla lettura di questo gioiello — di questo ne sono convinta e sfido chiunque a smentirmi.

Gaia Ambrosini

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