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Tracce di DNA rilevano la presenza di misteriosi Denisoviani in una grotta tra Tibet e Cina prima che gli umani moderni giungessero nelle vicinanze e vi si stanziassero.


Nel romanzo “L’ora dell’inatteso” di Tommaso Iorco, pubblicato nel 2018, l’intero capitolo tredicesimo è dedicato a un personaggio misterioso, che Anastasia (la protagonista) incontra e che le rivela alcune informazioni sorprendenti riguardanti il passato, il presente e il futuro; a pag. 144 si trova una di queste rivelazioni, quella che a noi qui interessa, riguardante i Cinesi - ed ecco come Anastasia riporta le parole della sua interlocutrice, che porta il nome di Ambika:

«All’epoca in cui l’homo erectus abitava la Terra, i Cinesi, che dimoravano sulla Luna, scesero qui per scampare alla rare­fazione atmosferica. Essi si stanziarono dapprincipio nel territo­rio montuoso dove la Cina confina con il Tibet, le cui condizioni climatiche non erano troppo dissimili da quelle lunari. La stessa mitologia cinese tramanda di esseri celesti discesi in terra su dra­ghi volanti e divenuti i loro primi imperatori. La Cina non subì rilevanti cataclismi (fatto salvo quattromila anni fa, nell’area del Fiume Giallo), ma la Forza evolutiva che decretò la fine della civiltà del Dvāpara Yuga, organizzò le cose in modo che anche presso i cinesi si produsse una caduta in uno stadio meno evolu­to, per ricominciare su nuove basi. Nel loro caso, la transizione fu un po’ meno brusca — per questo la Zonghua Minzú è l’etnia più numerosa della terra. È a causa della loro origine lunare che i Cinesi hanno capacità intellettuali superiori alla media, essendo­si evoluti molto prima degli uomini terrestri. Dal punto di vista delle sensazioni, invece, la stoffa è più coriacea — e lo era molto di più quando giunsero qui. Non a caso, i peggiori strumenti di tortura furono inventati da loro. Peraltro, il cosiddetto ‘Uomo di Pechino’ esisteva già un milione di anni fa, a dispetto di quanto gli scienziati attualmente presumono».

Anastasia incontrerà ancora Ambika che, in una successiva occasione, le farà una ulteriore precisazione in merito (vedi a pagina 282 del romanzo, capitolo ventiduesimo):

«Ambika mi disse che alcune grotte al confine tra Cina e Tibet conserverebbero prove della provenienza lunare dei cinesi».

Oggi, 29 ottobre 2020, sulla prestigiosa rivista scientifica Science, il team di Dongju Zhang (archeologa dell’Università di Lanzhou) riporta il DNA mitocondriale (mtDNA) raccolto dai sedimenti stessi della grotta carsica di Baishiya, a 3200 metri sull'altopiano tibetano: per i monaci buddisti attuali, si tratta di una grotta sacra, mentre per gli antichi Denisoviani (ominidi estinti e finora rintracciati solo dal DNA) costituiva la loro casa. Datazioni precise mostrano che i Denisoviani si rifugiarono nella grotta 100.000 anni fa, e forse vi abitarono fino a 45.000 anni fa, quando gli esseri umani moderni cominciarono a fare la loro irruzione nell'Asia orientale.

L'anno scorso (2019) i ricercatori hanno proposto che una mascella trovata molto tempo fa nella suddetta grotta tibetana fosse Denisoviana. Ma Zhang e il suo team volevano prove più definitive, incluso il DNA. Quindi hanno iniziato a effettuare degli scavi (di notte, per non disturbare i monaci, per i quali la grotta è un luogo di culto). La presenza di DNA denisoviano nei genomi delle persone viventi in tutta l'Asia ha suggerito che questi antichi esseri umani fossero molto diffusi. Ma la mascella parziale della grotta carsica di Baishiya è stata la prima prova fossile. Lo scavo, condotto da Zhang e Fahu Chen, ha prelevato molti campioni di sedimenti e trovato carbone da incendi, 1310 semplici strumenti di pietra e 579 pezzi di ossa di animali tra cui rinoceronti e iene. Il paleogenetista Qiaomei Fu dell'Istituto di Paleontologia e Paleoantropologia di Pechino è riuscito a estrarre il mtDNA dal sedimento stesso.

Nel frattempo, i geocronologi guidati da Bo Li e Zenobia Jacobs dell'Università di Wollongong hanno datato materiale da quegli stessi campioni di sedimenti. Hanno usato la datazione ottica per rivelare quando la luce ha colpito l'ultima volta i grani minerali nei campioni, mostrando quando ogni granello è stato sepolto. I quattro strati che hanno prodotto l'mtDNA in questione sono stati depositati 100.000, 60.000 e fino a 45.000 anni fa.

Le date per i sedimenti più vecchi sembrano altamente affidabili. E il lavoro apre "una nuova era di speleologia molecolare", secondo la geocronologa Katerina Douka del Max Planck Institute for the Science of Human History.
Il carbone nella grotta mostra che i suoi occupanti hanno acceso fuochi. Hanno anche usato semplici strumenti di pietra e, dall'apertura della grotta, devono aver spiato gli animali al pascolo nei prati sottostanti.
Inoltre, e soprattutto, le sequenze mitocondriali ritrovate tra Cina e Tibet differiscono da quelle dei Denisoviani individuate negli abitanti della Nuova Guinea e negli aborigeni australiani. Secondo Diyendo Massilani, paleogenetista dell'EVA, l'homo sapiens deve essersi incontrato e accoppiato con due differenti popolazioni di Denisova, una nell'Asia continentale e una nel sud-est asiatico. E se si trattasse invece di due differenti specie di ominidi, una delle quali di provenienza lunare? Chissà se un giorno si riuscirà a far luce su questo mistero.
A ogni modo, questi antichi progenitori dei Tibetani gli hanno lasciato in eredità un particolare dono genetico: una variante di un gene, chiamato EPAS1, che aiuta i globuli rossi a utilizzare l'ossigeno in modo efficiente e si trova nei Denisova della Grotta di Baishiya. Gene che, probabilmente, hanno trasmesso ai tibetani moderni (altra ipotesi: e se quell’antica popolazione sviluppò tale gene nell’ultimo periodo in cui dimorarono sulla Luna, quando cioè l’atmosfera si stava rarefacendo?). Zhang si aspetta che ulteriori scavi nella grotta chiariranno la questione in merito a questa antichissima popolazione. "Lo studio di questa grotta è solo all'inizio", dice.

Questo è soltanto uno dei tanti enigmi che si possono riscontrare nel romanzo di Tommaso Iorco, al punto da chiedersi dove finisca la finzione e dove cominci la realtà. Al lettore l’affascinante avventura di scovare gli innumerevoli altri misteri presenti nelle sue pagine mozzafiato!

Paradossalmente, questo romanzo possiede la magia di fornire alcune chiavi di lettura specialissime, in grado di farci comprendere alcuni aspetti della realtà attuale in cui ci troviamo a vivere (per certi versi distopica o, quantomeno, kafkiana!) meglio di qualunque cronaca degli avvenimenti quotidiani! E a quanti sanno leggere tra le righe permette pure di fornire indizi atti a intravedere come andrà a finire! Qui non anticipiamo nulla, ovviamente, ma potrebbe prodursi un radicale ribaltamento terrestre, in cui tutte le più perverse strategie di potere e di manipolazione di massa si ritorcerebbero contro quei criminali che ne stanno facendo uso (e abuso), illusi di poter decidere le sorti del pianeta e di tutti i suoi abitanti.

Buona lettura!



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